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Palazzo Madama – Senato della Repubblica Italiana – Manifesto di attenzione sociale

Il 24 settembre si è svolta a Roma la Conferenza Stampa “Manifesto di attenzione sociale. Educazione all’affettività, Consapevolezza al Sexting, Contrasto al Reveng porn”, su iniziativa del Senatore Raoul Russo che ha aperto la conferenza, presso la Sala Nassirya a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica Italiana.

Sono interventi, con l’introduzione della presidente di Mete APS Giorgia Butera: Roberto Tobia, Segretario Nazionale Federfarma, l’On. Martina Semenzato (Presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sul Femminicidio, e su ogni forma di Violenza di Genere), la Dott.ssa angela Margiotta, Presidente Farmaciste Insieme, la Dott.ssa Sara Baresi, Direttrice Generale OIDUR (Osservatorio Internazionale Diritti Umani e Ricerca), la Prof.ssa di Diritto Penale all’Università di Roma 3 Antonella Massaro, la Dott.ssa Sofia Abad, Sociolinguista e Founder “Talk with me”, la Dott.ssa Roberta Barbato, Ricercatrice CESMAL Centro Studi sul Management ed il Lavoro, in merito allo studio che sarà condotto all’interno delle scuole italiane, sul fenomeno del sexting.

“Ci sono diversi modi per uccidere una donna – è l’On. Martina Semenzato a parlare – Uno di questi è uccidere la sua identità diffondendo del materiale privato che la ritrae.  In un mondo in cui la comunicazione interpersonale ha subito una trasformazione senza precedenti,  è davvero importante essere consapevoli delle conseguenze  che il sexting può avere. Le immagini di nudo o sessualizzate non sono contenuti neutri, per questo è importante parlare delle possibili conseguenze legate a produzione, invio e condivisione di immagini di nudo, con i ragazzi in via prioritaria, ma anche con gli adulti”. Così è intervenuta l’On. Semenzato, ribadendo la vicinanza delle Istituzioni al problema non solo a parole, ma con azioni concrete da agire insieme: famiglia, scuola, società, politica”.

La Prof.ssa Avv. Antonella Massaro, esperta di Diritto Penale dell’Università degli Studi “Roma Tre”, ha spiegato il risvolto giuridico del fenomeno: “I nuovi strumenti digitali rendono più agevole la produzione di immagini (che spesso sono immagini rubate). Internet consente una rapida diffusione delle immagini e spesso rende difficoltosa la loro rimozione. La finalità di vendetta sembrerebbe configurare l’illecita diffusione come una “reazione” provocata, in qualche modo, dalla donna che decide di porre fine a una relazione affettiva, a rischio di colpevolizzare la vittima. Se parliamo in termini di “vendetta” rischiamo, infatti, di colpevolizzare la vittima (meccanismo su cui si fonda la vittimizzazione secondaria). Questo è un aspetto rilevante, specie si si considera che in molti casi la produzione delle immagini, poi illecitamente diffuse, avviene con il consenso della donna.

Nel codice penale l’Art. 612-ter c.p. – Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (introdotto dalla legge n. 69 del 2019) così recita: Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000La stessa pena si applica a chi, avendo ricevuto o comunque acquisito le immagini o i video di cui al primo comma, li invia, consegna, cede, pubblica o diffonde senza il consenso delle persone rappresentate al fine di recare loro nocumento. La pena è aumentata se i fatti sono commessi dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se i fatti sono commessi attraverso strumenti informatici o telematici. La pena è aumentata da un terzo alla metà se i fatti sono commessi in danno di persona in condizione di inferiorità fisica o psichica o in danno di una donna in stato di gravidanza. Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. Si procede tuttavia d’ufficio nei casi di cui al quarto comma, nonché quando il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio”.

La Dott.ssa Sofia Abad ha centrato l’obiettivo del suo contributo sull’aspetto sociolinguistico, ossia sul potere delle parole in questi fenomeni digitali e come il linguaggio stesso, strumento di connessione e vulnerabilità, possa essere usato per creare o distruggere: “Il sexting, cioè lo scambio di messaggi, immagini o video espliciti attraverso dispositivi elettronici, è una forma di esplorazione sessuale sempre più diffusa. Ma dietro questa apparente libertà si nascondono delle insidie, soprattutto quando il consenso viene violato e si passa al revenge porn, cioè la diffusione non consensuale di materiale intimo. C’è un aspetto ancora più delicato da considerare: il linguaggio del sexting riflette e rinforza gli stereotipi di genere. Secondo molti studi, uomini e donne vivono il sexting in modo diverso, con le donne spesso vittime di slut-shaming (ovvero l’atto di far sentire una donna colpevole o inferiore) se le loro immagini vengono condivise. Mentre gli uomini sono celebrati per lo stesso comportamento. Questo evidenzia come le disuguaglianze di genere persistano anche nel mondo digitale. Per quanto concerne, invece il Ravenge Porn, la diffusione non consensuale di immagini o video intimi è una violenza non solo fisica ma anche simbolica. Il linguaggio associato a questo fenomeno è intriso di misoginia e sessismo. Frasi come “se l’è cercata” o “era solo uno scherzo” vengono spesso utilizzate per giustificare la diffusione di materiale privato e per spostare la colpa sulla vittima, mentre il colpevole rimane impunito o addirittura giustificato”.

Molti sono stati gli spunti di riflessione anche per noi che di Violenza contro le donne ci occupiamo da anni.

Rete, è quello che dobbiamo fare se vogliamo fare il possibile per arginare questo fenomeno sempre più diffuso.

Anche oggi le cronache ci raccontano ennesime vittime e non se ne può davvero più. Cosa fare? Unire le forze, non essere (più) soli.

Gemma Edizioni c’è, e continuerà ad esserci con accanto le persone che abbiamo incontrato in questa Conferenza Stampa: METE APS, FEDERFARMA, FARMACISTE INSIEME, OIDUR, con progetti che nasceranno nelle scuole italiane, magari grazie anche al sostegno delle Istituzioni.

QUI le foto dell’evento.

QUI l’articolo sul sito  https://www.culturaldemocracy.eu/

Presto i dettagli.

Gemma GemmitiPalazzo Madama – Senato della Repubblica Italiana – Manifesto di attenzione sociale
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