“A spasso con Armstrong” è un romanzo poetico, avvolgente e vero. La fotografia della società dell’epoca a ripercorrere gli albori di una musica che viaggia tra l’Italia del Novecento e arriva fino a noi, senza invecchiare mai.
Si conclude così la prefazione di Paolo Fresu, trombettista e flicornista italiano, al nuovissimo libro “A spasso con Armstrong”, scritto da Roberta Tiberia e Vincenzo Zoda.
Siamo a Chieri, negli anni Trenta. Mentre il jazz in Italia è bandito dal regime fascista, un ragazzino di undici anni scopre Louis Armstrong, grazie a un 78 giri che gli regala lo Zio Vicè.
Il protagonista è Chichin Tamagnone, che vive con un padre burbero e due zie (una diavolo, l’altra acquasanta) e che di rado usa le parole (convinto che sprecarle lo conduca alla morte), sostituendole involontariamente con suoni nervosi che gli escono dalla bocca: i “tunc”.
Tra casa Tamagnone, la Taverna (un Hot Club clandestino torinese gestito dall’anziano Professore e dal siculo Aristide), e la fabbrica tessile Sordero (capitanata dalla spietata Agata), “A spasso con Armstrong”, ispirandosi a fatti realmente accaduti, restituisce al lettore, con una buona dose di ironia e poesia, un romanzo su come si diventa grandi scoprendo cosa ci rende felici.
«Il jazz è come la felicità, una volta che l’hai provata non puoi più farne a meno», gli ripeteva sempre il Professore e a lui, più passava il tempo, più sembrava una sacrosanta verità.
Chichin osservava i movimenti circolari del disco e attendeva la musica – la sua musica – come fosse il turbine di una tromba d’aria che, di lì a breve, lo avrebbe investito. Una gioia veloce gli era entrata nelle vene e gli faceva il solletico. Si sfiorava le tempie e i capelli, gli pareva di toccarli i pensieri, che si erano trasformati in materia e avevano forme e colori. Somigliavano a burattini leggeri, ballerini sospesi su fili dorati appesi alla luna.
Scrive Franco Bergoglio:
Quando pensiamo alle figure emblematiche del Novecento può capitare che tra Kennedy, Einstein, Marilyn Monroe, Hitler, Che Guevara o Picasso, sbuchi il faccione dagli occhi spiritati di Louis Armstrong. Per lui vale l’inflazionato termine di icona; in particolare perché oggi più che sentirlo suonare lo vediamo: nei fumetti, nei film, nei poster, nei gadget più diversi. Onnipresente figurina del secolo passato, Armstrong assume un ruolo anche nei romanzi: partecipa, da protagonista o comprimario, a gialli, narrativa d’avventura, saghe storiche, addirittura fiabe per bambini. A volte questi racconti sono divertenti, altre noiosi, però tutti possiedono una caratteristica comune: Armstrong diventa protagonista di vicende troppo elaborate, finte. Nel romanzo che avete tra le mani non succede. Qui Armstrong replica quanto è realmente accaduto in milioni di casi: arrivare come una meteora e cambiare le vite. Può capitare di persona, come nel fatto storico spunto della vicenda narrata, il suo primo concerto italiano, tenutosi a Torino durante la tournée europea del 1935. Può avvenire mediaticamente, tramite la voce e la tromba che escono da un grammofono e commuovono all’istante un milione di cuori.
Louis Armstrong, anticipato dal solo Enrico Caruso, fu, come ha scritto Evan Eisenberg, la “voce del fonografo” in grado di sprigionare la magia della musica da macchine sonore ancora imperfette.
Gli autori sono:
Roberta Tiberia, trentasette anni, nata in provincia di Frosinone, laureata in Storia Contemporanea. Editor, ghost writer e autrice di fiabe per bambini, romanzi, racconti e saggi umoristici. Adora gli pseudonimi, ma stavolta non ne ha usato neanche uno.
Vincenzo Zoda, cinquant’anni, siciliano di origine ma vive in Veneto. Geologo, poeta, scrittore e battutista. Collabora con pagine satiriche, scrive per giornali on-line di cultura e letteratura. Nel 2012 ha pubblicato in auto-produzione un romanzo breve dal titolo Ce lo dirà la notte.
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Le spedizioni saranno effettuate in ordine di arrivo, a partire dal 5 luglio 2021.