el.jpg

Elisa, una studentessa, ci scrive

Riceviamo e pubblichiamo, con il suo consenso, questa bellissima lettera che è arrivata a Gemma Gemmiti, fondatrice di Gemma Edizioni.

Ciao Gemma 🙂

Sono Elisa Piantoni del Liceo G.Parini di Seregno.
Oggi avevo voglia di scrivere, per rompere la monotonia che in questo periodo sta caratterizzando la mia vita  (la maturità si sta avvicinando) e ho deciso di farlo a te.

La scuola, i problemini quotidiani e le questioni a casa e in più il “problema” che in questo periodo mi sta logorando: quale percorso universitario intraprendere… per dirla con poche parole una routine abbastanza stressante.
Ora mi ritrovo un po’ indaffarata a superare questi piccoli ostacoli, ma che ora vedo insormontabili, sul mio cammino.
Oggi, dopo tanto tempo, ho ripreso in mano il mio adorato pc, ho iniziato a scrivere e ho notato che quando inizio non finisco più.
Diciamo che non mi appartiene la capacità di sintesi 🙂

Volevo scrivere a qualcuno e ho deciso di farlo a te. Forse per ringraziarti, non lo so di preciso ma mi sono sentita di farlo!

Inizio nel ringraziarti perché l’esperienza di alternanza scuola-lavoro con la tua casa editrice mi ha fatto riscoprire e mi ha aiutato a credere di più in me stessa e nelle mie potenzialità.

Quando ti ho visto per la prima volta, il tuo sorriso e il tuo entusiasmo mi hanno conquistata; quell’energia che mi hai trasmesso mi ha accompagnato per l’intero progetto e mi accompagnerà forse per sempre.

La Prof. aveva presentato il progetto come unica possibilità di alternanza e io al posto di vederla come un’opportunità l’avevo percepita come un’imposizione, come era avvenuto l’anno precedente con l’alternanza nelle scuole.
Ero molto restia ma appena finito il tuo incontro mi sono detta: “Cre***a! Perché giudichi sempre senza sapere? Vivi e poi giudica!”.
Ed è stato così, ho vissuto per giudicare e mi sono subito ricreduta: ho vissuto per vivere!

Vivere una realtà nuova, vivere un percorso stimolante, vivere mille avventure, vivere mille tensioni…
Quante belle cose mi sarei persa!
Ho imparato quindi a vivere e poi lamentarmi, criticare.

Lasciare stare i pregiudizi e paranoie per semplicemente vivere.

Era proprio destino che dovessi partecipare al progetto “Selfie di noi”, un paio di giorni fa ho letto su Facebook che ora collaborate con la scuola di Romano di Lombardia. A te forse quella scuola era sconosciuta finché non iniziavi la collaborazione, ma quella scuola sarebbe dovuta  essere la mia scuola se non mi fossi trasferita a Seveso.

Insomma il destino mi avrebbe fatto in qualche modo incontrare te e la tua casa editrice.

Fino a un paio di anni fa non avrei mai nemmeno pensato di scrivere a una persona  perchè pensavo di non essere capita a causa dei miei “piccoli” difetti di scrittura.

Da quando mi hanno diagnosticato la dislessia in 4 elementare, non mi sono mai arresa, non mi sono mai rassegnata ed è per questo che la sola possibilità di essere aiutata mi infastidiva.

Ciò mi dava, e mi dà ancora, l’incentivo per farcela da sola, perché devo farcela da sola!
Ho imparato da sola a scrivere con il minor numero di errori possibile,

Ho imparato a migliorare la mia calligrafia,
Ho imparato a rileggere per controllare,

ho imparato a studiare da sola ,
ho imparato a leggere davanti ad altre persone,
ho imparato tutto ciò che so sperimentando  e sbagliando mille volte.
Tutto quello che ho fatto e che sto facendo ancora oggi sono cose che i bambini-ragazzi imparano a fare in poco tempo.

Io ci ho solo impiegato anni ma ce l’ho fatta anch’io!

Quando, l’anno scorso mi sono trovata un testo di una ragazza non dislessica da correggere ho avuto paura.

Una paura a me famigliare: la paura di non farcela.
Conosco i miei errori e quindi sto molto attenta alle lettere, a volte ripasso le parole con la matita per vedere se le scrivo uguali. Quando so che in una parola ci sono le lettere che “odio” (d-p, f-d, l-r,…) sto attentissima e le leggo come fanno i bambini delle elementari: sillaba per sillaba.
Ma allora come potevo fare a correggere un testo non mio?
Mi sono messa davanti alla lim con il testo ingrandito e ho iniziato a leggerlo: prima tutto, per comprendere il senso e poi frase per frase.
Ho iniziato a correggere e mentre correggevo mi sentivo forte!

Ogni intervento che facevo sul testo lo vedevo come un premio che stavo facendo a me stessa.
Mentre facevo tutto ciò  vedevo i miei compagni che “macinavano” testi su testi a velocità incredibile…
Io invece in 4 ore ho corretto un solo racconto (coincidenze o destini intrecciati) ma sono state le ore più appaganti che ho vissuto.

Mi sono immersa nell’alternanza.
Sono così di carattere, quando mi prendo un impegno cerco sempre di portarlo al termine al meglio.
Quando facevo le varie attività mi sentivo capace, in grado di farle e apprezzata, inoltre vedevo il risultati dei miei sforzi.

Tutto ciò con lo studio l’ho ricevuto rare volte.
Sento il mondo scolastico troppo stretto, limitato ad apprendere nozioni; il progetto è stato una ventata d’aria fresca.

Questo progetto mi ha arricchita, mi ha aiutata a conoscermi.
Ho imparato a relazionarmi in modo diverso con i miei compagni, cercare di gestire le attività e comunicare con persone adulte (dirigenti, bibliotecari…).

Ho scoperto di essere super precisa, cosa che non avevo mai notato in me ma che gli altri mi hanno fatto notare: sistemavo i documenti in ordine alfabetico, creavo cartelle sul drive in base al lavoro che veniva svolto e avevo tutto super in ordine nel mio prezioso raccoglitore dell’alternanza. (Ora lo conservo gelosamente nella mia scatola dei ricordi).
Quest’estate ho prenotato i biglietti, ho organizzato il viaggio, ho preso i treni da sola e sono partita per presentare il libro. Da Seveso fino in provincia di La Spezia, a S. Michele di Pagana.

Il libro che è il risultato di un percorso, del mio percorso.
L’unica cosa che ad oggi rimpiango è quella di non aver scritto nulla, di aver solo aiutato a scrivere.

L’energia che il progetto mi ha regalato l’ho portata anche a casa. Vedere mia mamma che pubblicizza a chiunque il libro è bellissimo, sentirsi chiedere dalla nonna di essere i suoi occhi e di leggerle il libro è stato un’emozione incredibile (è da un paio di anni che, a causa del diabete, vede solo ombre ma in tutto questo tempo non mi aveva mai chiesto di leggere qualcosa per lei).

Poi ancora mia sorella, che ama leggere e scrivere, ha diffuso la notizia nella sua scuola e la sua insegnate di italiano, che ha ricevuto il libro come regalo di compleanno, ha voluto in qualche modo imitare il progetto creando il libro della 2C.

Ti invio le fotografie del racconto di mia sorella Giorgia e del piccolo libro che la Prof.ssa ha fatto rilegare a spese personali.

Ciò fa capire quanto un insegnante, nonostante un sistema scolastico ottuso, riesca comunque a realizzare qualcosa per i suoi studenti.

Credo di averti scritto fin troppo, mi scuso se ci sono errori che mi sono sfuggiti ma sono anche il mio segno distintivo 🙂

Spero che questa mia lettera digitale ti faccia piacere.

Grazie per tutto!

Un saluto e un abbraccio a te e a tutto il tuo staff.

Elisa Piantoni

Gemma GemmitiElisa, una studentessa, ci scrive
Condividi questo post