Martina Palese è una studentessa dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, meravigliosa scoperta per lo staff di Gemma Edizioni grazie al tirocinio curriculare previsto dall’università.
Martina ha recensito per noi “Innamorarsi (di nuovo) del cibo. Menù rieducativo contro l’arte di sparire” di Camilla Accornero.
Vi lasciamo di seguito le sue parole, ringraziandola per il prezioso contributo:
A un passo dal dicibile, i Disturbi del Comportamento Alimentare e le forme declinate con cui l’anima è avvinghiata dal soffocamento del disorientamento, siedono alla tavola della nostra vita sotto l’oscura maschera della bugia. L’idea di Camilla Accornero, autrice dalla penna autentica e viscerale di Innamorarsi (di nuovo) del cibo, si fa carico, nella direzione salvifica e consapevolmente complessa di una rieducazione, di smascherare le finzioni di un cuore sopraffatto e sanguinante. Con la coscienza accorta, il coinvolgimento esperenziale e l’attenzione rispettosa per i dettagli di un dolore dilatato, ci insegna e, in alcuni casi, ci ricorda che l’anoressia non è solamente una questione di peso, ma un modo di pensare. Percorrere il tragitto narrativo che conduce a un menù rieducativo, e che con questo si costella del senso di ritorno alla realtà del sapore oltre la prigione della mente, è un tuffo a immersione nelle profondità di un mondo sconosciuto, qui sviscerato con la sensibile onestà di chi conosce e ha conosciuto un mostro multiforme e minaccioso. Perché sprofondare nell’abisso, appesantiti umanamente e psicologicamente dall’irrisolto del vissuto, è una battaglia al contempo per e contro la vita. Il Disturbo Alimentare assedia il razionale raggio di sguardo all’esistenza, plasma la tabella di marcia e fissa la regola imprescindibile di un trascinamento nel quotidiano. E Camilla, benché si dica distante dalla realtà, tocca e rende tangibile quello stesso, difficile e spesso ineffabile universo: l’annichilimento dell’essere che passa, falsamente al sicuro in una straniante solitudine, attraverso il paradosso dell’invisibile che si fa visibile, condannandosi a una morte interiore tormentata di cui non conosciamo forma e scadenza. Cinismo retorico, individualismo esasperato, vuoto, apatia, perverso senso di un compiacimento incompreso: l’arte di sparire, sospinta da una dovuta sopravvivenza, diventa l’esito di un meccanismo che confonde vittima e carnefice. Il dipinto coraggioso del volume ci catapulta così nella dimensione offuscata di un’amicizia nociva, eppure appagante, contraddittoria e totalizzante: quel patto, così bastardo, con l’anoressia. Un inganno trasformativo, ramificato, sofferto e lacerante che, toccato il fondo, fa bramare spudoratamente la vita, modificandosi e modificandoci nel viaggio tortuoso che è l’avventura del nostro essere al mondo. Oltre la convinzione che si tratti di una presuntuosa presa di posizione, ammalarsi e vivere pervasi dalla malattia è la condizione di perdizione che il libro di Camilla Accornero presenta con trasparenza, attraverso l’abbandono a un volto spento e poi alla rieducazione, candida, che non ignora i tabù ma ne fa un trampolino di lancio. Ricordando, in prima persona, che dallo stallo labirintico dell’asfissia, fatto anche di ostilità con l’olio o di demonizzazione del dolciume, è possibile ricostruire, con la calda spalla di figure professionali e la scoperta progressiva dell’amore per sé stessi, una strada nuova, consapevole, eterogenea e pronta (ancora una volta) alla vita, prima che al cibo. Ringrazio l’autrice, la forza della sua parola, l’energia di quella saturazione multicolore che trova il coraggio di investirsi di un nome, guardando con gli occhi attraverso il buio e illuminandosi infondendo luce.
Grazie Martina e grazie a Camilla Accornero che, attraverso questo libro, ha offerto a chiunque soffra di problemi alimentari (e non solo) la sua storia e insieme un’opportunità di guarigione attraverso una raccolta di ricette: per vivere un secondo primo appuntamento con la cucina e non lasciarsi sconfiggere dalla malattia.
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