immagine-x-articolo-Carla2.jpg

“Quando scrivo vedo le cose nella testa, come se fossero vere” – Carla Corsi incontra i bambini di Isola del Liri (FR)

Carla Corsi, autrice di “Piccolo inventario dei saluti“, ci ha inviato le sue considerazioni riguardo l’incontro con i bambini di una scuola primaria:

Quando scrivo vedo le cose nella testa, come se fossero vere – così ha detto B., una bambina della quinta della scuola primaria Garibaldi di Isola del Liri (FR).

La loro maestra Daniela mi ha invitata per un incontro online sulla scrittura, i libri, le parole, la poesia. Molto di quello che penso, però, l’ha detto B. con la semplicità essenziale che caratterizza la sua età.

Quando si scrive si diventa tramiti, ponti, passaggi, per far uscire fuori quello che nella testa è concreto e reale, seppur invisibile agli altri. Si fa un lavoro di traduzione dal “personalissimo” al “per tutti gli altri”; quegli altri che si spera leggano.

Perché se si scrive, si scrive perché qualcuno possa leggere. Bambine e bambini me lo hanno chiesto in modo esplicito: si scrive per sé stessi o per gli altri? E poi, che si prova mentre si scrive? Hai bisogno di isolamento o di vita intorno? Leggi? Che cosa? Quanto? E che cos’è per te la poesia?

Non so se abbia mai dovuto rispondere a domande più difficili prima di ieri, ho dovuto riflettere e provare a scegliere per loro parole che fossero semplici, ma non banali che lì di banale non c’era davvero nulla. Ho provato ad aprir loro un piccolo varco su cosa significhi decidere di scrivere, di tradurre il mondo interno per l’esterno, di diventare, appunto, quel famoso passaggio di parole che mette in comunicazione la vita di chi scrive con tutta la vita fuori. L’intelligenza e la finezza delle loro domande è stata tale che ho trovato conferma della superiorità della sensibilità infantile. Una sensibilità che è data dall’affaccio alla vita, dalla visione dal basso – e quindi da quello che è più vicino alle radici.

Bambine e bambini hanno bisogno del mondo adulto che parli loro, questo ieri è stato chiaro ed evidente, che risponda alle loro domande difficilissime; richiedono serietà, la stessa che utilizzano loro per interrogarsi sul mondo.

“Che cos’è per te la poesia?”, nessun adulto me l’hai mai chiesto, me l’hanno chiesto loro che volevano sapere cosa ci fosse oltre, molto oltre, quei versi imparati a memoria per compito (che ci dovesse essere qualcosa, era chiaro, lo consideravano evidente). Volevano proprio sentirselo dire che la poesia ricopre un ruolo fondamentale perché è verità assoluta, senza imbrogli, senza edulcorazioni. Che sta lì, a fissarci e ricordarci che possiamo fare tutto quello che vogliamo per evitare e dimenticare, ma la verità delle cose rimarrà sempre ad aspettare il nostro sguardo.

E quando hanno letto le loro di poesie, sul vento, la pioggia, gli alberi, la luna, la pace, lì ho capito che già sapevano tutto, che come sempre il loro punto di partenza privilegiato, quello della meraviglia, garantisce loro la capacità di scrivere perfettamente del mondo, delle donne, degli uomini, della vita.

Ho sentito solo di dover chiedere loro – quasi implorarli – di non perdere mai quella meraviglia, quella voglia e capacità di conoscere al di là delle apparenze lucide che noi adulti ci ostiniamo a costruire per noi e per loro.

Un grazie di cuore a tutta la quinta della scuola primaria Garibaldi e alla loro maestra Daniela Del Signore, che mi hanno accolta e fatta entrare nella loro classe.

Spero di aver lasciato loro anche solo una minima parte di quello che loro hanno lasciato a me”.

E un grazie è doveroso anche da parte nostra, che crediamo nello splendido lavoro che fanno le persone che ci circondano.

Gemma Gemmiti“Quando scrivo vedo le cose nella testa, come se fossero vere” – Carla Corsi incontra i bambini di Isola del Liri (FR)
Condividi questo post