Caterina Bellandi ha ereditato l’auto bianca dal compagno morto di cancro. Ora la sua missione è accompagnare i bambini bisognosi di cure ospedaliere.
Con un mantello in stile Mary Poppins, un cappello a falde larghe e mille colori sparsi tra vestito e taxi che guida, Caterina Bellandi, 53 anni, ruba uno sguardo a tutti.
«Non puoi non notarmi, il mio è l’invito per un piccolo viaggio insieme: quello della gioia».
Siamo a Ceccano, ieri sera, ma lei abita, sogna, ama e lavora a Firenze. Grazie all’associazione Sara un angelo con la Bandana e all’attivissimo Don Tonino, il teatro Antares a Ceccano, città dove ha sede la nostra Casa Editrice, ha potuto ascoltarla e, di conseguenza, inevitabilmente amarla.
Bionda e sempre in preda a un’urgenza particolare, fa la tassista da 13 anni: dal giorno in cui Stefano, il suo compagno, perde la lotta contro il cancro e le lascia in eredità Milano 25, il suo taxi, o meglio quello che la mamma della sua ex fidanzata morta di leucemia gli regalò per essersi preso cura della donna fino alla fine.
Ama, anche attraverso il suo lavoro e le persone che grazie al su taxi, incontra. E sono bolle di sapone nate dagli bocchettoni dell’aria dell’automobile, e sono pazze storie raccontate a vanvera, e sono forza che emana.
Noi di Gemma Edizioni non potevamo non regalarle i nostri libri, quelli di Favole e Racconti scritti dai bambini e dai ragazzi di tutta Italia.
Questi libri saranno donati da lei ai bambini e ai ragazzi che incontrerà nei prossimi viaggi.
Potranno essere conforto e tempo da passare, magari con un sorriso.
«È un veicolo d’amore, capisci. Ho lasciato l’impiego in ufficio, e ho iniziato a guidare: è diventato così anche un mezzo di cura. A volte spengo il tassametro: quando accompagno le famiglie dei bambini ricoverati all’ospedale Meyer di Firenze o quando porto in giro gli stessi piccoli pazienti al cinema o a mangiare una pizza. Faccio tutto gratuitamente».
Per tutti questi bambini diventa “zia Caterina”. «Ho capito che il mio dolore per Stefano non era nulla a confronto di una madre che perde un figlio. Il mio è un servizio d’amore. Quando qualcuno entra in macchina inizia uno scambio, un momento di empatia che può durare 5 minuti. Io ne approfitto per trasmettere la gioia di un piccolo viaggio da condividere, soprattutto a chi è triste. A chi è fragile e pieno di sofferenza: i bambini malati di cancro, per esempio. I miei supereroi».
Caterina parla di quel taxi che sembra uscito da Disneyland e ripensa a Stefano. «Come diceva lui, quello del tassista è il mestiere più bello del mondo. Stefano non mi è stato strappato morendo. Gesù lo ha ricongiunto con la sua ex: sa che sono seppelliti insieme nella stessa cappella al cimitero?».
Sembra una provocazione il racconto di Caterina, come il suo abito supercolorato sfoggiato durante i funerali. «Per alcuni è inaccettabile. Ma è la mia divisa: io ho questa, come il prete ha la talare. Io ho bisogno di raccontare la festa del cuore e lo faccio così. Con i miei colori invito la gente a condividere il dolore». E poi la forza, in questa rivoluzione d’amore, arriva. Certo che arriva.
Intervista di Rossana Campisi.